Descrizione
La città sabina di Norcia, Patria di San Benedetto e nota per la sua profonda spiritualità, si trova nella parte più montuosa ed incontaminata dell’Umbria, nell’area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sul margine meridionale del grandioso Piano di Santa Scolastica, splendido esempio di paesaggio agrario italiano.
Al viaggiatore, che giunga in città attraverso il Piano di Santa Scolastica, subito si svelano le testimonianze del suo glorioso passato romano e medievale: le mura di cinta, la caratteristica forma a cuore e la sua suddivisione in 8 guaite, che corrisponde al numero delle porte di accesso alla città. All’interno della cerchia muraria il fulcro della vita urbana è da sempre l’attuale piazza San Benedetto, dove le linee armoniose dei principali edifici civili, il Palazzo Comunale e la rocca detta La Castellina, e religiosi, la Basilica di San Benedetto e la Cattedrale di Santa Maria Argentea, rappresentano un angolo di storia italiana rimasto miracolosamente intatto nei secoli.
La bellezza e l’ordine della città si specchiano nel territorio circostante, dove le forme geometriche dei campi fortificati da siepi e da querce sono punteggiati da un mosaico di insediamenti, un tempo distinti in Castelli, centri fortificati, e Ville, insediamenti aperti, uniti fra loro da antiche strade e sentieri. Oggi queste strade offrono divertenti occasioni per passeggiate di scoperta e di relax in pianura e, salendo in quota, in montagna fino ad arrivare alla Forca di Ancarano o sull’Altopiano di Castelluccio, che per la sua struggente bellezza fu equiparato al Tibet dal grande etnografo Fosco Maraini.
Dirimpetto alla facciata della Chiesa di San Francesco trovò sede uno dei primissimi Monti di Pietà dell’Umbria e d’Italia, attivo già dal 1466, fondato per iniziativa dei Francescani che con le loro predicazioni fustigarono la piaga dell’usura. Si conservano gli Statuti del 1490 e l’archivio del Monte.
Il Monte d Pietà un edificio con portale in pietra sormontato da una lunetta dipinta (Pietà) e dalla scritta “Granaro del Monte della Pietà, 1585” da riferire ad una ristrutturazione, non alla fondazione. Accanto alla porta, due finestre munite di robuste grate ferree sono quel che rimane dell’istituto, restato in vita fin dopo l’Unità d’Italia. L’immobile insiste sull’area di una domus romana. Oggi vi ha sede un ristorante che ne ha fatto proprio il nome. In una delle sale si vede un architrave iscritto del I sec a. C.
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